Con una stesura cromatica ferrigna, difficilmente comparabile con la luminosità e le trasparenze dei paesaggi marini, quest’opera singolare è sufficiente a rafforzare l’idea che il tragitto centrale della ricerca di Raffaello Celommi non è solo quello, apparentemente più riuscito pittoricamente, della natura e delle pastorelle. Alita uno spirito di magica poesia anche nei dipinti forse più lontani dal mondo idilliaco della campagna e della marina come nella Vecchia fornace o in questo Tempo di guerra che riempie la scena dell’orrore della battaglia.
In primo piano un cavallo ferito e forse colpito a morte, cade pesantemente a terra, mentre il soldato cerca, ancora profondamente colpito dall’accidente fatale, di rianimare l’animale. Tutto attorno fuoco e distruzione mentre pare di udire il rumore assordante dell’esplosione nella casa sul fondo. E intanto tra il livore diffuso di un inverno ostile, che rende impraticabili strade e vie di campagna, due soldati tentano di proseguire nel loro duro cammino, caricandosi il peso della mitragliatrice e del fusto del cannone, privati della possibilità di utilizzare il cavallo a mo’ di bestia da soma.
Su tutto aleggia la drammaticità del momento che si carica di morte e distruzione in una natura dolente e desolata che pare assistere impotente al dramma di vite umane e vegetali. Una drammaticità che la tavolozza dell’artista, privata dei colori lussureggianti a lui più cari, ricorda nell’utilizzo dei bianchi, dei neri, dei grigi la cromia del dipinto Inverno di Pasquale Celommi, riecheggiandone la monocroma tramatura all’interno della quale assumono forza e calore note di gelidi bianchi e cupi neri. Un’opera pertanto di assoluta novità nel panorama espressivo di Raffaello soprattutto nella resa assai naturalistica delle figure e del corpo dell’animale ansimante e ferito, che rende ragione di un’esperienza pittorica con improvvisi “estraniamenti” da temi più noti e più legati ad un diffuso gusto di una committenza legata a temi più tradizionali
Paola Di Felice
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